La mano de dios del pibe de oro

marzo 30, 2007

«È stata la mano de Dios». Fu la giustificazione di Maradona dopo aver realizzato il celebre gol contro l’Inghilterra (alla quale segnò anche la rete degli “unidici tocchi”, tra le più belle della storia). Erano i quarti di finale di Messico ’86 (Mondiali vinti proprio dall’Argentina) e il pibe de oro vide quel gol come una punizione “divina” per l’Inghilterra, fautrice della guerra (contro l’Argentina) per le Isole Falkland (chiamate da Maradona, rigorisamente in spagnolo, Las Malvinas). È questo il punto di partenza, o meglio l’ispirazione, per il nuovo film sul campione argentino. Produce la spagnola Globomedia (che conferma la recente attenzione dei produttori iberici per i soggetti sudamericani), dirige Dino Risi che spiega in una frase il profilo del film: «È difficile per chiunque toccare la grandezza assoluta e poi tornare alla normalità». Così la pellicola tocca tutti i punti cardine della vita di Maradona, dall’infanzia tormentata agli inizi in Argentina, dall’arrivo al Barcellona ai trionfi napoletani (scanditi dalle note di “Je so’ pazzo” di Pino Daniele), dal Mondiale alla droga. Momenti che raccontano la vita del pibe, come fa anche il documentario di Emir Kusturica, suo grande amico, zingaro come lui (in tutte le accezioni possibili). Ben due, dunque, i lungometraggi su Maradona che, in quest’ultimo, si trova anche a recitare da protagonista, Attraverso spezzoni di partite e interviste. Pellicola che si legge bene nel ricordo di Vincenzo Siniscalchi, il suo avvocato partenopeo: «Se Diego si trova ad una festa di gala vestito di bianco e vede arrivare un pallone infangato, lo stopperà di petto».
Alla doppietta cinematografica di Maradona, però, risponde il suo antagonista Pelé che ha dato l’ok per un film sulla sua carriera. Il progetto non ha ancora un titolo, ma sarà patrocinato dall’agenzia William Morris, specializzata nella promozione di star dello sport. Un “articolo” sempre vincente (lo stesso Pelé fu già protagonista del celebre Fuga per la vittoria di John Huston) che ultimamente ha coivolto anche la punta brasiliana dell’Inter (Il film si chiamerà Adriano, l’Imperatore). Ma i film sul “pallone” non sono una novità, da “Febbre a 90°” a “Hooligans” (pellicole sugli ultrà), dal già citato “Fuga per la vittoria” a “Best “(sull’indimenticato campione del Manchester), fino a quelli italiani. E, infatti, mentre Lino Banfi ribadisce l’intenzione di riportare in campo “L’allenatore nel pallone” Oronzo Cana’, reclutando addirittura Carlo Mazzone, all’estate scorsa l’annuncio di Claudio Amendola di voler dedicare un film a Calciopoli. Il bello e il brutto del gioco più bello del mondo.


Generazioni a confronto: “Lo potrebbe usare anche un bambino”

marzo 30, 2007

Ieri stavo leggendo un articolo su Nova, sulla nuova AppleTv e una frase mi ha colpito, o meglio sul subito l’ho letta ma poi ci ho ripensato.

“La prima sorpresa della AppleTv è la sua interfaccia. La potrebbe usare anche un bambino, e per di più si divertirebbe.

Le riflessioni che mi vengono in mente in proposito sono molteplici. Partiamo da una considerazione: col termine bambino, ci riferiamo a un essere umano di che età? Perchè se intendiamo 3-4 anni allora la frase potrebbe anche avere un senso, ma se il numero delle candeline da spegnere si alza allora non ci siamo proprio. Molto più semplice per un bimbo riuscire a capire come funziona un nuovo strumento elettronico che per un adulto (e anche qui dobbiamo stabilire un’età per definire il termine adulto, tenendo presente che le difficoltà nell’adozione di nuove competenze in campo tecnologico aumentano col passare degli anni). Parlo per esperienza personale, ma tutte le volte che un mio parente o amico “più in là con l’età” comprava un nuovo strumento tecnologico, chiamava me (più giovane quindi depositario del sapere di ciò che ha un display e utilizza energia elettrica per il proprio funzionamento) per le installazioni o per consigli sull’utilizzo. Non siamo più di fronte a oggetti meccanici che necessitano delle conoscenze particolari da apprendere dietro supervisione di un vecchio mentore, ma di nuovi artefatti che per essere compresi hanno bisogno di una nuova grammatica e di un nuovo vocabolario che in questo caso i più giovani padroneggiano meglio. Chi ha iniziato a utilizzare computer e videogiochi, prima ancora di imparare a leggere e a scrivere, chi ha imparato l’inglese o l’italiano leggendo delle frasi su un monitor è avvantaggiato alla comprensione di tutto ciò che è novità. Quando sei piccolo, il cervello diventa una spugna che assorbe tutte le informazioni, quindi che problema potrà mai essere una AppleTv? Piuttosto, siamo sicuri che una persona più in là con gli anni e che non si è mai rapportata con un certo tipo di tecnologia, sia in grado di comprendere il funzionamento di un’interfaccia a schermo o sia in grado di utilizzare strumenti che non gli sono propri, quali touch screen o remote vari? è quindi una cosa intelligente inserire su una Bmw serie 7 delle strumentazioni che magari una persona con una certa età (non sono molti i diciottenni che si possono permettere una vettura del genere) non è in grado di gestire e di comprendere. Senza entrare troppo nell’Amarcord, mi ricordo la felicità che mi investiva quando potevo aiutare un “grande” per aiutarlo nel setup di qualche apparecchiatura. la presunzione poi di non aprire mai il manuale e di riuscire a fare tutto con le proprie forze, con la propria intuizione, rendevano il compito ancora più piacevole.
Epoi altro che bambini. Basti pensare ai vari hacker, autodidatti che si intrufolano nei sistemi più impenetrabili delle reti mondiali o, per guardare più vicino, a tutti quegli hardcore gamers con nick che termina magari con 97 e che ti battono impunemente quando giochi a pro evolution soccer 6 (da notare la regola 6 presente in questo blog:”6- Nessuno deve usare il cell martedì sera a meno che non ci sia la pausa per il gelato o per dissetarsi”) o a Gears of War.
Insomma, per tutti questi motivi proporrei di cambiare la frase in:

La potrebbe usare anche un bambino una persona attempata, e per di più si divertirebbe.

E tutti gli attempati là fuori non se la prendano…


Non solo Woodcock. A Napoli lo stato alza le mani e i criminali ringraziano

marzo 30, 2007

GiornaleInvece di inseguire un ruolo internazionale che forse neanche ci compete, o di eccitarci per il ciclone Woodcock faremmo bene a dedicarci ai problemi di casa nostra, che sono gravi, anzi gravissimi e che sono vecchi, anzi vecchissimi. L’audizione del questore di Napoli Oscar Fioriolli davanti alla Commissione Antimafia dovrebbe essere studiata da tutti i politici, a Roma come a Napoli come nel resto d’Italia. Perché quell’audizione è il grido d’allarme e di impotenza (quasi) di un italiano perbene che lotta ogni giorno contro altri italiani che cercano di trascinare questo Paese ancora più giù nell’abisso dell’illegalità e della convivenza incivile. Fioriolli dice che a Napoli si fanno 14mila arresti l’anno, ma che pochi restano in carcere e molti escono in fretta, troppo in fretta, pronti a ricominciare l’osceno tran tran quotidiano del crimine. Fioriolli dice che con grande fatica le proposte di sequestro dei beni della camorra trovano rapida attuazione da parte della magistratura, con l’effetto di vanificarne spesso l’efficacia. Fioriolli dice che combattere per davvero lo spaccio di droga a Napoli significa togliere alla criminalità 700- 800 mila euro al giorno, tanto per chiarirci di quali cifre parliamo. Avendo la fortuna di conoscere il questore so bene che è persona che non parla a vanvera. So che è un servitore dello Stato di primordine, pronto a fare il suo dovere 24 ore al giorno, 365 giorno l’anno. So anche che non è nel suo carattere lamentarsi e quindi il grido d’allarme che lancia significa davvero che la situazione rischia di sfuggire definitivamente al controllo. Così come so che il questore Fioriolli è un grande poliziotto, so anche che lo stesso si può dire del prefetto di Napoli Alessandro Pansa. Insomma lo Stato ha messo in quei ruoli due persone capaci e risolute. Adesso il compito degli altri pezzi dello Stato è quello di non lasciarli soli. Devono farlo Bassolino e Iervolino, che sono i due pezzi da novanta della politica napoletana. Devono farlo i magistrati, sveltendo le loro procedure spesso troppo bizantine e burocratiche. Deve farlo il governo, che deve mettere il Paese di fronte ad un concetto molto semplice: l’emergenza Napoli e Campania è emergenza nazionale e come tale deve essere trattata. Pena il fatto che quei problemi, in parte ancora localizzati, finiranno per estendersi al resto del territorio nazionale. Deve farlo il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che speriamo continui a mettere tutto il suo peso politico sulla vicenda. Da italiano e da napoletano. Chi non capisce il livello dell’emergenza o è un demente o un complice della camorra. Non so cosa è peggio.

di Roberto Arditti


Uozzamericanboi2: il ritorno. Rutelli vs Crozza

marzo 29, 2007

E ci siamo. Seconda puntata per il nostro caro amico Francescone Rutellone dopo inglesopoli. No, per fortuna non si è messo a girare video per promuovere il nostro paese in idiomi a lui sconosciuti, ma è stat protagonista di un simpatico faccia a faccia con Maurizio Crozza negli studi di Ballarò. Rutelli, un po’ imbarazzato (ma nemmeno più di tanto) durante la messa in onda del suo video, si è giustificato dicendo “quella robba lì l’ho improvvisata”. Magari prima di improvvisare la prossima volta si fa un bel corso ,giusto? Geniale l’interpretazione di Crozza, e le sue parole sono già un classico:

“pliz vizit itali but dont forghet auar faiga”

Grazie a scandaloitaliano, per aver resa nota la presenza in rete del video. Per la parte rutellica andate direttamente al minuto 4


Il virus che ha colpito l’Italia: l’antipolitica

marzo 29, 2007

GiornaleDove si annida il virus dell’antipolitica? Come si alimenta? Quando diventa una patologia nazionale? Prendete i giornali di ieri, un giorno qualsiasi, riscaldato dalla cronaca surreale del voto al Senato sulla missione in Afghanistan: troverete una sequenza impressionante di colpi tutti concentrati contro lo stesso bersaglio. Sono notizie, certo, magari piuttosto gonfiate come le bolle di sapone, ma messe insieme, in fila indiana, danno un quadro della malattia che sfibra i nostri ceti dirigenti, le tribù dei micropartiti, e con loro la stessa funzione della politica. L’affondo di Michele Santoro, con tanto di fotografia a bocca spalancata, è una telepredica consumata in un luogo particolarmente appropriato, il teatro Ambra Jovinelli dove mi mescolano satira e comizi. Nelle parole dell’Uomo della Provvidenza mediatica, scandite con la violenza delle pietre, Berlusconi è Hitler; Lele Mora è Goebbels; Fassino, D’Alema e Prodi, rappresentano un gruppo di stregoni circondati da amichetti e funzionari degli apparati di partito. Giri pagina, e si torna ai fischi contro Fausto Bertinotti alla Sapienza. Altre facce a bocca spalancata che vomitano insulti contro la persona e l’istituzione, non perchè sono precari in cerca di sicurezze o giovani infiammati dall’utopia: no, sono neocontestatori del tutto e tutti, di ex alleati e nuovi nemici. Urlano il verbo dell’antipolitica. Non c’è tregua, siamo sempre sullo stesso giornale, dal fronte di Vallettopoli, dove i veri bersagli, quelli che fanno salire odi e audience, sono sempre loro. I maledetti uomini politici. E più nomi si fanno, più sale la schiuma dell’indignazione fasulla, della caccia all’ultimo bersaglio di ricattatori e telespettatori. Infine, altra notizia, nella Roma del sindaco dominus, coperto dal plebiscito dell’intoccabilità, del Walter Veltroni che gira l’Italia per raccontare “La bella politica”, monta l’opposizione via Internet. Attratta come una calamita da un altro profeta dell’antipolitica, il Peppe Grillo armato di un blog micidiale per l’intensità delle raffiche distribuite a 360 gradi e per la popolarità del suo qualunquismo da ex comico. Mi direte: ma i nostri politici, con la loro autoreferenzialità e con la disinvoltura del loro stile di uomini pubblici, meritano la punizione, la gogna dell’antipolitica. Può darsi. Ma credo che mai come in un caso del genere il rimedio sia peggiore del male. E questo virus colpisce in modo più devastante proprio noi moderati. Ci rende una minoranza di naufraghi che rischiano di essere travolti dalle onde del populismo, della demagogia, tutti effetti collaterali dell’antipolitica. Spegne qualsiasi voce che si preoccupa di coltivare i nostri punti cardinali, il nostro vocabolario di idee e di passioni. Ci espone a una cronica precarietà, a una affannosa ricerca della furbizia quotidiana, privandoci di una rotta e di un possibile approdo. Sono rischi generici? No, se li declinate nell’attualità fotografano la condizione di asfissia, mancanza di ossigeno e di vitalità (non di voti), del centrodestra italiano.

di Antonio Galdo


Showfarm. Lo youTube italiano?

marzo 28, 2007

Cito un commento di ovviamentelucio che credo si occupi di promuovere il progetto di cui fa parte che si chiama showfarm. A quanto ho capito si tratta di un aggregatore di vlog di personaggi famosi. Ma anche un progetto per nuovi artisti emergenti che vedono il web come trampolino di lancio per farsi conoscere dal pubblico della rete. Ecco il commento (che ho visto in svariati altri blog, spero che la promozione dia i frutti che speri!):

A proposito di condivisione e di youtube…che ne pensate di Showfarm.com? sarà una specie di youtube tutto italiano dedicato all’intrattenimento…spesso gli artisti emergenti o i professionisti sconosciuti rimangono in “orbita” senza avere la possibilità di emergere o dire la propria. Stiamo cercando di creare uno spazio dove i giovani talenti possano mettersi in contatto direttamente con gli artisti già noti.parliamone su www.showfarm.com/showfarmblog Vi aspetto numerosi!!

Il sito mi pare fatto bene, ho visto poi il promo di quella che dovrebbe essere una mobifiction interattiva da vedere sul cellulare. Il faccione di Lino Banfi (da non confondere con il nostro Banfi) fa sempre da grande richiamo e in pole position il video de “l’allenatore nel pallone” fa da coronamento a tutti quelli che vorrebbero il nonno d’Italia (ma quale Libero, noi rivogliamo il nostro Oronzo Canà in barba a tutti i buonismi alla Mollica, di mamma rai!) ritornare sui campi, finti, da calcio. Quindi invitiamo l’autore del commento a spiegare sulle pagine del nostro blog come è nata l’idea di un progetto così ambizioso come quello si showfarm.

citazione dotta:“Mi state prendendo per un coglione!”


Ogni ortaggio apparso in questo video è stato volutamente maltrattato

marzo 28, 2007

Sottotitolo – Bullismo dal verduriere. Cosa potrebbe dire il responsabile di una ipotetica associazione per la difesa delle verdure, diciamo una Peta fatta apposta per i cavoli, se gli dovesse per caso cadere l’occhio sul titolo di queso post? Nessuno ha mai pensato ai diritti di un’anguria? Nessuno. E ciò torna molto utile a tutti i sound designer là fuori. A sbugiardare le infamie che da anni vengono perpetrate ai danni dei frutti della terra e che li sottraggono alle tavole dei cristiani (e non) di tutto il mondo, sono stati i ragazzi della software house Digital Extreme. Nel video (realizzato durante la lavorazione del gioco Dark Sector) che trovate qui sotto si vede come vengano utilizzati angurie, meloni, noci, arance e zucchine per ricreare il tipico crepitio di un collo che si rompe, l’allegro rumore di ossa allegramente frantumate o il calssico sibilo di una lama che trasforma il cattivone di turno in un seguace di San Giovanni decollato (che da piccolo pensavo fosse un patrono dei piloti di aerei, ma questa è un’altra storia…). Se guardate bene il video, vedrete la fatica che devono aver fatto i due sound designer. Si la fatica per non ridere durante le riprese. Il momento in cui viene “violata” la zucchina con le dita, è ormai storia.

Liberiamo gli ortaggi dallo strapotere delle major del mercato videoludico. Non uccidiamoli. Mangiamoli e diamo loro una morte dignitosa.


Free tibet o Tibet for free?

marzo 28, 2007

Oggi sugli url della Stampa leggo questo titolo: “Tibet in vendita per 10 miliardi“. Si parla di un possibile ingente investimenti di fondi cinesi per creare una serie di infrastrutture a supporto del Tibet. Tra le altre cose si parla anche di una possibile influenza cinese per la scelta del nuovo Dalai. Ma quale è in realtà lo scopo di questo post? Siamo a favore o contro il legame Cina Tibet? In relatà è tutto un pretesto per poter inserire lo spezzone di Family Guy (per chi lo segue nella versione italiana, I Griffin) che vedete qui sotto.

ps: per i non anglofoni free può voler dire anche gratis


Io sto con il padre che ha picchiato i bulletti

marzo 28, 2007

casa.jpgSolidarietà umana e politica, come si diceva una volta, per il padre di Como che ha aggredito fisicamente i cinque bulletti delle medie che hanno fatto del sesso orale con sua figlia e hanno ripreso l’evento con il telefonino, realizzando un video che ha fatto il giro di tutta la scuola. Ne ho parlato con mia figlia dodicenne, ma, purtroppo, per lei e le sue amiche l’episodio non è così grave come per noi genitori. Certo il papà di Como ha cercato di farsi giustizia da sé, rischiando di rovinarsi ulteriormente la vita. Ma perchè lo ha fatto? I ragazzini sono e resteranno impuniti, così come i loro genitori che li coprono e li comprendono. La dodicenne è due volte vittima. Vittima del branco di maschi che oggi spiegano che era consenziente con il sorrisino sulle labbra. Vittima della reputazione sociale che subito le hanno cucito addosso: la lettera scarlatta della ragazza facile, spedita a tutto l’istituto via cellulare pagato da papà e mamma. Che voltastomaco! I grandi non sanno più che cosa dire a questi adolescenti bombardati da una cultura che li fa crescere troppo in fretta, si fermano al “prometti di non farlo più”. E mostrano tutta la loro debolezza. Non c’è argine all’ignoranza e alla superficialità con cui i ragazzini spendono la propria vita, senza neanche rendersene conto. Fra di noi genitori che abbiamo figli dodicenni e che frequentano le scuole medie statali, l’allarme è alto. Il resto della società non si rende conto che stiamo perdendo il contatto con un’intera generazione, lasciata andare alla deriva. Si salvano i ceti sociali più modesti, le scuole piene di giovanissimi figli di immigrati che hanno una gran voglia di studiare e di inserirsi. Soffrono le scuole dei figli della grande borghesia cittadina, fra i quali già a undici-dodici anni circola la droga e c’è il mito dell’ubriacatura da birra il sabato sera. Griffati, con la cintura dei pantaloni alla caviglia, il sedere in mostra, fanno anche pena perché gli adulti, ormai stufi di averli accuditi, non li seguono più, li abbandonano come se fossero già cresciuti. Il guaio è che non lo sono ancora. Per niente. Hanno molte legittime fragilità, subiscono la reputazione fra i coetanei, i modelli della tv, la legge del branco. Questa delle scuole dell’obbligo è un’emergenza nazionale. I giornali parlano di video e di bullismo, e così minimizzano, trascurano il centro della questione. Non si chiedono da che cosa prendano le mosse tutti questi recenti episodi, ma penso che le famiglie siano strutturalmente svantaggiate in questa situazione. Per questo mi fa simpatia il padre violento di Como. Sbagliando, ha cercato di ribellarsi a una situazione ingiusta.


Se potessi avere 1000€ al mese

marzo 27, 2007

Per chi si trova a iniziare una vita al di fuori delle mura domestiche la situazione di solito non è delle più rosee. All’inizio c’è l’entusiasmo della novità, il senso di responsabilità, il sapore della libertà, di potercela fare, di avere il mondo sul palmo della propria mano. Poi quando magari inizia a scadere il contratto a progetto, bisogna cambiare casa o inizia ad allargarsi la famiglia le cose possono anche cambiare. Molti ragazzi si trovano in questa situazione e molti vorrebbero esserlo, ma non riescono a farlo per problemi che, di solito, sono prettamente economici (i mammoni alla Tanguy li lasciamo stare per questa volta).

A tal proposito c’è sul supplemento Noi dell’Avvenire di domenica 25 marzo (il link si riferisce al numero precedente) un reportage di alcune pagine in cui vengono raccolte le testimonianze di giovani che, pur fronteggiando situazioni economiche non rosee o di lavoro procario, hanno deciso di sugellare il proprio amore col vincolo del matrimonio. Il compendio di storie proposte su supporto cartaceo, lo si ritrova anche sulla rete, infatti fanno parte del blog sposisubito.it. Consultando la pagina (che per ora non ha ancora dato il via ai commenti liberi) si leggono un po’ tutte le situazioni. Ovviamente chi decide di operare tale scelta, lo fa alla luce dell’ottica di vita cristiana. Quindi niente convivenze, ma fiducia nella vita di coppia “legale” agli occhi di Dio. C’è spazio anche per le voci (poche, una) fuori dal coro. Carlo di Milano parla infatti di incoscenza, piuttosto che di amore. Mettere al mondo un figlio in una città come la capitale meneghina, senza avere solide basi economiche o, almeno, una casa di proprietà, vuol dire non avere sale in zucca, secondo l’avvocato 30enne milanese. E come dargli torto del resto.

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