Niente sesso, c’è internet e la socializzazione 2.0

settembre 20, 2007

Pare che in America si sia trovato un metodo per coadiuvare l’astineza (sessuale) e questo metodo si chiama internet. Da una ricerca condotta da Jwt su 1011 soggetti adulti è venuto fuori che il 15% del campione non riusciva a stare più di un giorno senza andare online, il 21% poteva resistere un paio di giorni, e il 19% qualche giorno in più.
I dati più interessanti sono però legati al modo in cui viene vissuto il rapporto con il mondo reale.

Il 48% degli intervistati ha ammesso di sentire la mancanza di qualcosa di importante senza la possibilità di accesso internet. Il 28% ha dichiarato di aver limitato il tempo passato alla socializzazione con altri umanoidi in favore del mondo della tripla doppia vu. Il 20% ha invece asserito di aver fatto meno sesso perchè impegnato ad annaspare con mouse e tastiera.

Dalla ricerca però non traspare il modo in cui viene fruita la rete. Sarebbe stato interessante capire se il campione intervistato, avesse deciso di dedicare il tempo sottratto alla socializzazione in favore della controparte online. Non si cercano più i contatti con gli amici in carne ed ossa per costruire nuovi rapporti 2.0? Non si fa più sesso perchè tanto ci sono siti come Riv dove trovare tutto il porno di cui necessitiamo? Prima ci si incontrava in piazza e ora su messenger? I tempi cambiano e cambiano anche le abitudini. Le persone che “soffrono di questi problemi” vengono chiamate digitivity denizens e se non sono assillati da interent sono assillati dal loro blackberry (ribattezzato crackberry in questi casi).
C’è da dire che una ricerca del genere cade proprio a fagiolo e giustifica perfettamente la situazione cinese dove a causa di overdose da web si può morire partecipando ad una maratona di gaming online oppure passando una vacanza davanti al monitor ci si ritrova in mano un bel biglietto per l’obitorio.


Il futuro di Internet? Una tabula rasa

marzo 16, 2007

“Clean slate design for the internet”, in altre parole riprogettare internet come se ci si trovasse di fronte a una tabula rasa. Questa l’iniziativa partita dall’università di Stanford. La filosofia è riassunta in questo documento può essere riassunta in questa domanda: “con le nostre attuali conoscenze, se ci trovassimo di fronte ad una tabula rasa, come progetteremmo una infrastruttura per la comunicazione globale? – ovvero – come sarà internet fra 15 anni?” Effettivamente se si pensa alla rete come ad un progetto vecchio di quasi 40 anni oggi potremmo avere la mente molto più lucida ed avremmo la situazione più chiara davanti ai nostri occhi. Come sarebbe l’interfaccia? Basata su ipertesti come è adesso? o lo faremmo in 3d come un grande Second Life? Le linee guida che conducono la progettazione, si snodano attorno a 5 capisaldi:

  1. Network architecture
  2. Heterogeneous applications
  3. Heterogeneous physical layer technologies
  4. Security
  5. Economics & policy

Per maggiori informazioni, questa è la pagina dell’università che spiega il progetto


Citizen journalism, adieu

marzo 8, 2007

Segnalo l’articolo uscito sull’Indipendente di oggi sul nuovo giro di vite adottato in Francia contro i filmati girati da cittadini comuni e poi messi in rete.

Solo i professionisti potranno riprendere immagini e video di atti di violenza. Il Consiglio costituzionale ha dato infatti il via libera alla riforma dell’informazione che per i non autorizzati prevede sanzioni severe e in alcuni casi la prigione. Incassato il sì sui sei articoli più controversi del suo progetto, il ministro dell’Interno Sarkozy in corsa per l’Eliseo porterà dunque nei prossimi giorni in Parlamento un disegno di legge rigoroso, che stabilisce pene certe e misure decise nella prevenzione del crimine.

Ok per i filmati di bullismo, ma per il resto? Come è impossibile discernere cosa è buono e cosa no? è possibile vietare a priori i contributi video degli utenti? Basti pensare al caso di Rodney King del 3 marzo 1991. Senza il contributo video dell’occhio indescreto della telecamera di un testimone non si sarebbe raccolta alcuna evidenza dei fatti. C’è da dire che forse questo tipo di contributi video rappresentano una esigua minoranza di tutto il materiale prodotto dai citizen journalists in erba. Ad ogni modo il panorama internettiano francese è in fermento come si può leggere qui. Poi proprio la Francia che ha dei servizi dedicati a questa tematica che sono davvero seri. Almeno, provate a fare un salto sul sito AgoraVox e vedrete che è fatto proprio bene. O meglio, si cerca di organizzare in modo ordinato i contributi degli utenti sia tramite articoli, blog, ma anche mms video e messaggi in segreteria telefonica 🙂 .   E in Italia che si fa? Concludo con la chiusa dell’articolo che mi pare cada proprio a fagiuolo.

 Qui da noi la lotta ai video bullismo di Fioroni e soci si combatte con loghi invece che con leggi, e le estenuanti tavole rotonde su “Smonta il bullo”hanno prodotto solo l’amata cabala del numero verde. D’altronde si sa bene, qui da noi il negazionismo è legge.


Niente youTube, siamo turchi

marzo 7, 2007

Ormai tenere traccia di tutte le restrizioni che interessano il mondo della tripla-doppia-vu, sembra quasi impossibile. Ogni giorno ne esce una nuova. Ci sono posti dove gli impedimenti all’accesso della grande rete sono più rigidi rispetto ad altri. In Egitto i blogger possono essere arrestati per le loro idee impopolari, in Cina i ragazzi internet-dipendenti vengono rinchiusi in cliniche simili a lager, in Brasile youtube viene bloccato per permettere la rimozione di video scomodi alle bellezze carioca, in Australia, ancora una volta, youtube viene bannato dalle scuole, in America dalle bibblioteche si vuole eliminare il social networking. L’ultima è quella della Turchia che, come si vede in questa immagine, ha bloccato in modo coatto gli accessi al mai troppo discusso youtube. Puntando i browser alla homepage del portale per video fai-da-te, non si vedono le solite lonelygirl15, o i soliti cyberbulli, ma solo una scritta che rimanda alla sentenza della corte di Istanbul. Dura lex, sed lex.


iPorn? Al riparo!

febbraio 28, 2007

pegiAvreste mai pensato che nel vostro iPod si nascondesse una minaccia pornografica per gli under 18? No? Allora collegatevi a ThePornTalk. Il nome del sito è già esplicativo del contenuto, la conversazioneporno. O meglio, a proposito del porno, quindi maniaci telefonici alla larga, non c’è trippa per gatti per voi. In poche parole il portale è nato dall’unione delle forze del gruppo Ethur, associazione no profit, formata da psicologi, pastori e altre belle menti. Lo scopo? Mettere in guarda i genitori dalle minacce a tripla ics caldeggiate dalla tripla doppia vu. Non si fermano qui, perchè cercano anche di dare validi strumenti di supporto per conversare con i propri figli su argomenti hot. E allora ecco la sezione con i modi migliori per iniziare discorsi efficacie ed efficienti per sedare la voglia di nudità digitali dei giovani virgulti. L’idea non sarebbe male se non fosse per una sorta di demonizzazione di qualsiasi device elettronico che possa collegarsi a un pc o possa connettersi alla grande rete. iPod, pda, smartphone sono tutti da mandare all’inferno perchè possono contenere al proprio interno materiale per soli adulti. Davvero? Ma che bella scoperta, ci voleva proprio un sito di benpensanti per potercene rendere conto. E ancora, la nuova minaccia viene dalle console. Nintendo Wii, Nintendo Ds, Psp, Ps3: statene alla larga contengono una minaccia pornografica! (Questo è un esempio di ciò che intendo, guardate che bell’immagine)Peccato che la minaccia si chiami internet e sia presente anche su qualsiasi pc. Ancora una volta il problema non risiede nel mezzo utilizzato, ma nell’utente. Spetta ai genitori tenere d’occhio l’utilizzo che viene fatto dei device elettronici da parte dei propri rampolli. Al limite dei programmi di restrizione sui contenuti consultabili dalla console. Insomma, da oggi console vm 18 e in bagno senza l’iPod, mi raccomando!

Ad ogni modo la questione della facile, amzi facilissima, possibilità di accedere a materiale considerato per adulti da parte dei più piccoli è un problema al quale si cerca di dare risposta e per il quale vengono proposte serie soluzioni sulle pagine di ThePornTalk. Del resto i giorni in cui i ragazzi erano costretti a nascondere le pagine più bollenti dell’editoria nostrana all’interno dei quotidiani (con l’appoggio di qualche edicolante permissivo) per sfuggire agli occhi indiscreti della gente, sembrano davvero lontani. Una connessione è ormai più che sufficiente per alimentari i primi bollori, ma per placarli?


La nuova sfida: tutto il mondo senza pc per un giorno

febbraio 28, 2007

Puoi sopravvivere per un giorno senza il tuo computer? Questa è la domanda che viene posta non appena ci si collega al sito shutdownday.org. Ovvero: il “giorno dello spegnimento”. E per rispondere, visto che i fatti contano più delle parole, non bisogna fare altro che lasciare spento il proprio pc in data 24 marzo 2007. Niente internet, niente email, niente chat per ventiquattro ore. La rete dovrà tacere per quelli che vogliono prendere parte all’iniziativa. L’idea è venuta a due ragazzi canadesi, Denis Bystrov e Michael Taylor, e il loro scopo è quello di vedere quanto l’utilizzo del computer abbia inciso sul nostro stile di vita e sugli usi e costumi della nostra società. Riscoprire tutto ciò che di bello c’è oltre ai 19 pollici del nostro pc, ma anche farci capire quanto il mezzo tecnologico sia entrato nel nostro dna. «Certamente non potrei, né vorrei, vivere senza il mio computer – queste le parole di Taylor che si leggono sul suo sito – ma molte volte mi capita di usarlo per chattare con gli amici, invece di incontrarli di persona. Ci sono poi molti genitori che non passano abbastanza tempo coi propri figli perché sono troppo impegnati a perdere tempo dietro a una tastiera». Tutti quelli che pensano di fare i furbi utilizzando palmari o smartphone per collegarsi a internet rimarranno delusi visto che il regolamento parla chiaro: l’uso del cellulare è consentito soltanto per organizzare le attività da svolgere durante lo spegnimento degli hard disk. Attualmente quasi ventimila persone hanno aderito al progetto, ma c’è anche un manipolo di tremila internetdipendenti che ha già affermato di non farcela a separarsi dal fido computer. C’è da dire che il giorno scelto per lo spegnimento globale rende il compito più semplice. Si tratta, infatti, di un sabato: una Quaresima facile facile, insomma. Chi potrebbe mai astenersi dall’uso del pc durante la settimana lavorativa? Nel weekend tutto cambia e la cosa sembra possibile. Come rinunciare alla settimana bianca d’estate o al mare d’inverno.

di Lorenzo Grossini dall’Indipendente del 28 febbraio 2007

altri usi del pc? Date un’occhiata al video qui sotto


In rete lo scandalo diventa banalità

febbraio 27, 2007

Cresce il sospetto che non si tratti di casi clamorosi ma di piatta banalità. L’uomo di Latina che aveva l’abitudine di filmare la moglie a sua insaputa e mettere in rete l’audio. La prof. di Lecce che si faceva accarezzare dagli alunni durante la spiegazione. Gli atti di bullismo che a scuola non si contano, come le performance amorose tra studenti, e altre irregolarità regolari. Non passa settimana senza un nuovo caso su web, e detto brutalmente, viene il dubbio che nelle redazioni si giochi con la curiosità presunta del pubblico sull’argomento internet – tutta presunta, dato che la rete è la negazione dell’esoterismo e già di per sé il trionfo della pubblicità – per scatenare il dibattito, provocare l’intervento della magistratura, vivacchiarci. Di filmati osceni di mogli e fidanzate ne girano a migliaia, mariti e compagni delusi si vendicano così, come nel romanzo l’Età dell’oro di Edoardo Nesi pubblicato nel 2004, mica ieri. Di atti di bullismo ce ne sono tanti da far cadere la linea tra notizia e nonnotizia. Si provi a caricare un qualsiasi programma di scambio file, come Emule, Direct Connect, Bit Torrent, per avere i corpi diafani del reato. Un giacimento di “casi clamorosi” che nemmeno il deserto iracheno inzuppato di petrolio. In un quarto d’ora di ricerca non affannosa abbiamo pescato un bel pre-scuola di alcuni studenti a base di birra (si attende inchiesta sull’alcoolismo), un balletto di altri studenti sui banchi (ottima coreografia, ma cosa faceva l’insegnante?), una fanciulla che si toglie il reggiseno davanti alla classe intera, che risponde con un boato, un’altra che fa lap dance nel bagno della scuola. Di fronte a ciò e di fronte all’incontrollabilità del mezzo, le azioni, anche quelle della magistratura, e le indignazioni danno l’idea di palliativi, come i tentativi di fermare chi scarica film e canzoni. Il video della professoressa accarezzata, ritirato da Youtube, è ricomparso subito dopo su un altro sito. Il quadro non sarà allegro, ma non fa scandalo. Per assuefazione. È la banalità del web.

di Bruno Giurato dall’Indipendente del 27 febbraio 2007


Ti piace internet? Attento all’elettroshock

febbraio 26, 2007

Camere con sbarre alle finestre, rigore militare, ipnosi, psicoterapia, elettroshock per i casi più gravi. Sono queste le contromisure adottate dai genitori cinesi per fronteggiare il problema della dipendenza giovanile da internet e dai videogiochi online. Uno scenario surreale che ha preso forma in una delle otto strutture finanziate dal governo di Pechino. Una clinica dalle regole di ferro, ospitata all’interno di un complesso in
cui l’esercito svolge l’addestramento. I cui pazienti hanno tutti un’età compresa tra i 12 e i 24 anni. Ma solo in alcuni casi il ricovero nel centro di disintossicazione è una scelta spontanea. I soggetti vengono trattati alla stregua di tossicodipendenti. Non a caso il responsabile del centro, Tao Ran, è specializzato nel curare la dipendenza da eroina. «Oggi vai su internet per mezzora, ma domani avrai bisogno di 45 minuti per sentirti bene» sostiene il medico a proposito della dipendenza da computer. Le cifre parlano chiaro: 2 milioni di teenagers cinesi fanno abuso della rete. Numeri pesanti, che hanno spinto il governo a usare il pugno duro. E a intraprendere iniziative che hanno l’obiettivo di prevenire gli eccessi sul web sin dalla più tenera età. Siti censurati, blog senza libertà di pubblicazione e cybercafè vietati ai teenager. Mentre per i casi più gravi, al momento, il ricovero in una struttura specializzata sembra l’unica soluzione. Di solito occorrono 3 mesi per la riabilitazione, ma alcuni giovani che non sono riusciti a guarire hanno tentato il suicidio.


Second Life uccide chi non paga

febbraio 21, 2007

Un piano di contingenza speciale per garantire la sopravvivenza di più di tre milioni di persone fa sempre notizia. Anche se non viene adottato nel mondo reale. Non stiamo parlando di misure anticalamità prese in seguito alla minaccia dell’uragano Katrina, ma del sovraffollamento nel mondo di Second Life. Non c’è appassionato di internet che non conosca la comunità virtuale tridimensionale più famosa della rete. Il successo è tale da aver richiamato anche l’attenzione di chi ignora i misteri del www. Ormai tutti sanno che nel regno digitale creato da Linden Lab si possono fare soldi veri e che grandi marchi – Ibm, Adidas e Reuters, solo per citarne alcuni – hanno aperto delle succursali fatte di bit. La verità è che da qualche giorno , il privilegio di vivere in un universo parallelo si paga. E anche a caro prezzo. Non servono eufemismi: la vita virtuale sta diventando giorno dopo giorno, un’esclusiva riservata ai soli nababbi di Second Life, utenti che posseggono grossi appezzamenti di terra virtuale e che mensilmente versano una decina di dollari per potersi connettere alla community. Non
c’è verso, tutti i poveri dovranno accontentarsi della normale vita in carne e ossa. In seguito alla crescente espansione della popolazione virtuale, la rete di computer che deve gestire le interazioni tra gli abitanti del cyberuniverso ha iniziato a fare cilecca. Rallentamenti e cali di prestazione del servizio sono andati a interferire con il normale trascorrere della vita nel secondo mondo. A tal punto che la casa produttrice è dovuta ricorrere a un piano di contingenza per la conservazione della popolazione virtuale. Congelamento delle iscrizioni e sospensione del servizio per tuttigli utenti. In un primo momento il provvedimento sarà applicato senza distinzioni a tutti gli appartenenti alla community, poi sarà il turno dei nullatenenti. Un blackout forzato per motivi di manutenzione, e dopo un paio di ore quegli schermi che più di una volta hanno mostrato comizi virtuali, concerti e transazioni per l’acquisto di terreni in valuta digitale, resteranno tristemente spenti in attesa di poter ospitare di nuovo gli alter ego di tutto il mondo. Quando si accenderanno di nuovo per i cittadini meno abbienti ci sarà una sorpresa :la loro seconda vita appesa a un filo. Relegata in momenti di traffico leggero, cesserà senza preavviso quando crescerà l’afflusso di cybercittadini di serie A. Anche la legge di Second Life, isomma, non è uguale per tutti.


1.000.000$ per uno scalpo

febbraio 20, 2007

Un miolione di dollari per un po’ di capelli pare davvero una somma esorbitante. Forse no se lo scalpo in questione è quello della bella e controversa ex bimba prodigio del pop Britney Spears. Ed è qui che nasce l’idea geniale di vendere il pelo del suo capo su un sito. Il nome è ovviamente evocativo del contenuto www.buybritneyshair.com. chi si aggiudicherà l’asta potrà usufruire del portale e potrà decidere di rimanere nell’anonimato come di comparire agli onori della cronaca come uno dei feticisti più spendaccioni del creato. Si perchè per la modica cifra, ci si aggiudica anche una lattina di red bull e l’accendino della Spears tutti certificati da filmato in presa diretta. Nel pacchetto è compreso anche il rasoio originale, utile per seguire le orme della porpria beniamina nell’adottare lo stile a palla di biliardo.

Non è questa la prima volta che il fenomeno Britney fa parte dei collezionisti di feticci. In novembre su eBay era possibile acquistare un sandwich mezzo mozzicato. 520$ ben spesi. Il trash non ha limiti.