Come è possibile che la generazione dei bamboccioni non è ancora scesa nelle piazze? Si domanda stupito Gian Antonio Stella dalle colonne del Corriere della Sera. Eppure, prosegue l’autore de La casta nel suo ragionamento ai trenta quarantenni di oggi la generazione più anziana ha tolto tutto: opportunità, occasioni, risorse, persino la speranza. Che aspettano i giovani a incazzarsi allora? Visto che ognuno di loro, continua Stella citando il libro di Tito Boeri e Vincenzo Galasso Contro i giovani (Mondadori) si ritrovano gravati ciascuno da 80mila euro di debito pubblico e 250mila di debito pensionistico. E versano il 45 per cento dei propri soldi per pagare la pensione di chi, a suo tempo, aveva versato il 30 per cento. Con la prospettiva, a suo tempo, di ritrovarsi poi loro con un obolo mensile ». Che aspettano allora ad aprire una nuova stagione di rivolta questi giovani? La risposta, sembrerà strano, è semplicissima. I giovani non si ribellano perchè prima di ribellarsi bisogna vivere. Meglio sopravvivere. Pagare l’affitto, tenersi un lavoro sempre più precario e sempre più indecente, gerarchizzato secondo logiche che di meritocratico non hanno nulla. A veder bene il 68 non l’- hanno fatto dei marginali, a fare casino, scendere nelle piazze, contestare il sistema e in qualche misura rovesciarne i rapporti di forza all’interno, sono stati i figli d’una borghesia che ha regalato ai suoi giovani la corda con cui impiccarla. I patricidi di ieri avendo capito la lezione con quella corda i figli (quelli degli altri soprattutto) li stanno impiccando.
pubblicato su L’Indipendente di oggi (cliccate per scaricare gratuitamente tutto il giornale)