Negli anni ’80 era in voga la truffa del mattone. Il losco figuro di turno ti si avvicinava e ti proponeva l’affare della vita. Videoregistratori, telecamete, autoradio e televisori erano gli ammalianti oggetti del desiderio. E tu magari, gongolante per l’occasione inaudita, allungavi i tuoi pezzi da cento al turlupinatore, salvo poi accorgerti che il contenuto del pacco non era l’ultimo ritrovato dell’alta fedeltà, ma la materia prima per l’edilizia: un bel mattone.
In questo senso i racconti di turlupinati e turlupinatori si sprecano, anche se di solito i protagonisti erano sempre amici, conoscenti o parenti alla lontana. Difficile ammettere di essere caduti nella rete di un truffatore della domenica.
Quei tempi non sono poi così lontani e la notizia che trovate qui fa sembrare gli Usa una succursale della migliore Napoli.
BestBuy è uno dei più importanti store americani, dotato di una versione online e di una versione fisica in cui ritirare i propri acquisti. Prezzi vantaggiosi e grandi offerte, finchè non ti viene in mente, appunto, di regalarti un bell’hard disk da un Tera, salvo poi trovarti la scatola ripiena di succulenti mattoni e tegole varie. Nel racconto dell’utente/acquirente/blogger (peraltro accompagnato da foto esplicative) si capisce lo sconforto di subire ai giorni nostri proprio una di quelle truffe anni 80 citate in apertura di post (e non poter essere rimborsati, perlatro). E allora cosa fare? di certo controllare il contenuto del proprio pacco direttamente nel negozio. Questo ovviamente sempre che non si sappia rispondere alla domanda: “pesa più un tera di byte o un tera di mattoni”.
BestBuy, non sembra poi essere così esente da altre critiche sulle presunte truffe messe in atto dai propri dipendenti. Spulciando nella rete si trova anche gente truffata con l’aiuto di un portale fasullo utilizzato internamente. Il funzionamento è molto semplice. L’ignaro acquirente si reca nel punto vendita per ritirare, per esempio, un televisore che sul bestbuy.com “casalingo” costa $1200, ma arrivato al negozio il prezzo è inspiegabilmente lievitato di $300. “Mah si figuri esimio acquirente del prestigioso store americano, guardi qui sul nostro sito web. Il prezzo è inequivocabilmente di $1500”. La gabola sta nel fatto che gli url mostrati dal sagace dipendente, puntano a una versione destinata al solo staff di BestBuy.
Probabilmente visto il volume di traffico e il bacino di utenza allargato la catena può permettersi di mettere in pratica mezzucci del genere per rimpinguare i salari. Certo è che una pubblicità negativa del genere può montare facilmente grazie a blog e social network (che molte volte le aziende non sappiano usare il web2.0 lo abbiamo già detto qui), e questi stessi strumenti dovrebbero essere utilizzati internamente per smentire il tutto in caso di bufala, ma anche per tranquillizzare l’utente titubante.