Orhan Pamuk, La valigia di mio padre
Einaudi Vele, pag. 71 Euro 8,00
Tre conferenze, compreso il conferimento del Premio Nobel 2006. Tre occasioni durante le quali Orhan Pamuk prende le mosse dal ricordo di una valigia donatagli dal padre, contenente manoscritti e taccuini gelosamente custoditi che, prima con la mente e poi nella realtà, permettono di parlare della propria concezione della letteratura. Grazie ad un’attenta ricognizione – e con suo grande sollievo – l’autore ha infatti potuto scoprire i motivi per cui il padre non era mai diventato uno scrittore tanto bravo quanto lui. Abituato ad una vita agiata e contornato da amici, non avrebbe mai sostenuto la scelta di autoreclusione e ristrettezza economica necessaria e connaturata all’attività dello scrivere, perchè aveva preferito vivere nel turbinio della vita stando in mezzo agli altri. Rinunciando così ad un lavoro incessante e paziente volto alla costruzione di mondi che prima non esistevano, attitudine che Pamuk attribuisce al vero scrittore, in grado di entrare nei panni di un altro tramite la forza dell’immaginazione, e capace di raccontare le proprie ferite come se fossero quelle di un’altra persona. Il ringraziamento che Pamuk rivolge al termine delle conferenze, di conseguenza, è rivolto al padre: per averlo fatto accedere ad una biblioteca ricca di volumi decisivi per la sua formazione (Dostoevskij, Tolstoj, Mann, Proust, Nabokov); ma, sopratutto, per avergli lasciato un’eredità leggera, indicando una strada percorribile senza obbligarlo ad una competizione infinita.
Ascolta: La conferenza di Orhan Pamuk La valigia di mio padre durante la cerimonia di conferimento del premio Nobel con traduzione dal turco all’inglese.