L’Indipendente di oggi (qui il pdf) si è occupato di una questione della quale siamo venuti a conoscenza grazie a un nostro lettore (a proposito,grazie Daniele). Se doveste avere altre segnalazioni vi preghiamo di farcelo sapere sia rispondendo sul blog, sia inviandoci una mail.
L’Università italiana si è messa in affari con Bill Gates. Lunedì i ministri Fabio Mussi e Luigi Nicolais si sono presentati nella sala stampa di Palazzo Chigi e hanno annunciato l’accordo: il governo creerà tre centri per l’innovazione in Piemonte, Campania e Toscana. Si occuperanno di formazione, trasferimento tecnologico e facilitazione dei progetti di ricerca e naturalmente saranno basati su tecnologie e licenze Microsoft. «Grazie a questo accordo si aprono grandi opportunità – ha commentato il ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica amministrazione – si tratta di un ulteriore passo in avanti nella collaborazione tra multinazionali e università, per attrarre investimenti sul territorio». Una prestigiosa collaborazione, della quale però non è ancora chiaro il costo per i contribuenti. «Il governo metterà degli altri soldi», si è limitato ad annunciare un gongolante Mussi. Ma l’entusiasmo per l’accordo, che per ora ha contagiato solo i due ministri, nel resto d’Italia ha scatenato una ridda di polemiche. «Sono sorpreso e amareggiato – spiega il presidente della Commissione cultura della Camera Pietro Folena – nel mondo accademico prevale di gran lunga l’utilizzo di software open source, come Linux, perché, grazie al suo contenuto aperto e pubblico, può essere studiato, modificato, adattato. Non si capisce quindi perché il Governo abbia deciso di affidarsi ad una azienda che produce software proprietario, chiuso e immodificabile». Folena ritiene ce ne sia abbastanza per un’interrogazione parlamentare, che presenterà nei prossimi giorni. Se si va a spulciare il programma dell’Unione, è difficile dargli torto. «Dovremo diffondere l’Open Source nelle amministrazioni. Questa risorsa allevierà la dipendenza dalle onerose licenze commerciali», recitava una sura dell’agenda politica. Un terribile caso di amnesia. Ma mettersi nelle mani dello Microsoft, non era esattamente il desiderio della Crui. La Conferenza dei Rettori, e con loro le università di tutti gli altri Paesi d’Europa e del mondo, ritengono il software libero l’unica risorsa possibile per la ricerca. Ovunque tranne che da noi. Zio Bill, a bordo del suo BlueYacht, già si frega le mani. Un milione di dollari alle Università italiane, per lui sono noccioline. Quanto basta perché Nicolais e Mussi gli votino statue in tutti gli atenei d’Italia.
di Francesco Lo Dico
Update: sempre dal blog di Daniele Medri, questo post in cui si vede il video (tratto da report) del caso della provincia di Bolzano, dove nelle scuole viene usato solo software open source. In Francia invece la questione è stata afrontata con la distribuzione a tutti gli studenti delle superiore dell’Ile de France, di chiavette usb con software libero precaricato.