Non solo Woodcock. A Napoli lo stato alza le mani e i criminali ringraziano

marzo 30, 2007

GiornaleInvece di inseguire un ruolo internazionale che forse neanche ci compete, o di eccitarci per il ciclone Woodcock faremmo bene a dedicarci ai problemi di casa nostra, che sono gravi, anzi gravissimi e che sono vecchi, anzi vecchissimi. L’audizione del questore di Napoli Oscar Fioriolli davanti alla Commissione Antimafia dovrebbe essere studiata da tutti i politici, a Roma come a Napoli come nel resto d’Italia. Perché quell’audizione è il grido d’allarme e di impotenza (quasi) di un italiano perbene che lotta ogni giorno contro altri italiani che cercano di trascinare questo Paese ancora più giù nell’abisso dell’illegalità e della convivenza incivile. Fioriolli dice che a Napoli si fanno 14mila arresti l’anno, ma che pochi restano in carcere e molti escono in fretta, troppo in fretta, pronti a ricominciare l’osceno tran tran quotidiano del crimine. Fioriolli dice che con grande fatica le proposte di sequestro dei beni della camorra trovano rapida attuazione da parte della magistratura, con l’effetto di vanificarne spesso l’efficacia. Fioriolli dice che combattere per davvero lo spaccio di droga a Napoli significa togliere alla criminalità 700- 800 mila euro al giorno, tanto per chiarirci di quali cifre parliamo. Avendo la fortuna di conoscere il questore so bene che è persona che non parla a vanvera. So che è un servitore dello Stato di primordine, pronto a fare il suo dovere 24 ore al giorno, 365 giorno l’anno. So anche che non è nel suo carattere lamentarsi e quindi il grido d’allarme che lancia significa davvero che la situazione rischia di sfuggire definitivamente al controllo. Così come so che il questore Fioriolli è un grande poliziotto, so anche che lo stesso si può dire del prefetto di Napoli Alessandro Pansa. Insomma lo Stato ha messo in quei ruoli due persone capaci e risolute. Adesso il compito degli altri pezzi dello Stato è quello di non lasciarli soli. Devono farlo Bassolino e Iervolino, che sono i due pezzi da novanta della politica napoletana. Devono farlo i magistrati, sveltendo le loro procedure spesso troppo bizantine e burocratiche. Deve farlo il governo, che deve mettere il Paese di fronte ad un concetto molto semplice: l’emergenza Napoli e Campania è emergenza nazionale e come tale deve essere trattata. Pena il fatto che quei problemi, in parte ancora localizzati, finiranno per estendersi al resto del territorio nazionale. Deve farlo il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che speriamo continui a mettere tutto il suo peso politico sulla vicenda. Da italiano e da napoletano. Chi non capisce il livello dell’emergenza o è un demente o un complice della camorra. Non so cosa è peggio.

di Roberto Arditti