A.A.A. padre cercasi

aprile 2, 2007

Ritorniamo sul tema del padre dunque. Come in un’ossessione potrebbe dire qualcuno, visto che l’Indipendente da mesi batte (qui l’intervista a Carlo Risè) e ribatte (qui l’intervista a don Mazzi e qui l’intervento sul blog di CasaBanfi) sulla necessità che il padre torni all’onore del mondo (anche da Ernesto Galli della Loggia ne parla nell’editoriale del corriere di oggi). Che la paternità torni ad essere un’idea e un fatto socialmente e culturalmente riconosciuto come fondante da una società, la nostra, che il padre invece lo ha messo in soffitta. O lo manda in garage, a sfogarsi con gli hobby. Ovviamente negli spazi di libertà provvisoria che il pover’uomo, ormai ridotto a rifornitore di alimenti, spesso precario, riesce a ritagliarsi dai ritmi di produzione-consumo cui è incatenato. Senza che a ripagarlo un poco ci sia almeno la magra consolazione primonovecentesca della qualifica di “padre esemplare”, “esempio e monito per la famiglia e la società” che generalmente arrivata post-mortem comunque. Anzi: oggi per il fatto di essere maschio e padre l’uomo è generalmente sotto accusa. Cederebbe – secondo strane ricerche poco circostanziate – ai propri istinti violenti in famiglia, sarebbe – secondo stravaganti teorie – una creatura incapace di ascolto, perché addirittura mutilata della parte emotiva, limitato a poche funzioni nella sfera cognitiva. La verità è che sul genere maschile in generale e sul padre in particolare continua ad abbattersi un martellamento mediatico tutto teso a denigrare le funzioni a cui è chiamato il maschile. La virilità ridotta a macchietta, il gusto per l’azione e la lotta a primitivismo, l’inclinazione al silenzio ad afasia. Questa scelta di brani che seguono, tratti dalla letteratura, dimostrano invece la complessità e la profondità del rapporto che ha sempre legato i padri ai figli e in generale gli uomini tra loro.

di Riccardo Paradisi

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Io sto con il padre che ha picchiato i bulletti

marzo 28, 2007

casa.jpgSolidarietà umana e politica, come si diceva una volta, per il padre di Como che ha aggredito fisicamente i cinque bulletti delle medie che hanno fatto del sesso orale con sua figlia e hanno ripreso l’evento con il telefonino, realizzando un video che ha fatto il giro di tutta la scuola. Ne ho parlato con mia figlia dodicenne, ma, purtroppo, per lei e le sue amiche l’episodio non è così grave come per noi genitori. Certo il papà di Como ha cercato di farsi giustizia da sé, rischiando di rovinarsi ulteriormente la vita. Ma perchè lo ha fatto? I ragazzini sono e resteranno impuniti, così come i loro genitori che li coprono e li comprendono. La dodicenne è due volte vittima. Vittima del branco di maschi che oggi spiegano che era consenziente con il sorrisino sulle labbra. Vittima della reputazione sociale che subito le hanno cucito addosso: la lettera scarlatta della ragazza facile, spedita a tutto l’istituto via cellulare pagato da papà e mamma. Che voltastomaco! I grandi non sanno più che cosa dire a questi adolescenti bombardati da una cultura che li fa crescere troppo in fretta, si fermano al “prometti di non farlo più”. E mostrano tutta la loro debolezza. Non c’è argine all’ignoranza e alla superficialità con cui i ragazzini spendono la propria vita, senza neanche rendersene conto. Fra di noi genitori che abbiamo figli dodicenni e che frequentano le scuole medie statali, l’allarme è alto. Il resto della società non si rende conto che stiamo perdendo il contatto con un’intera generazione, lasciata andare alla deriva. Si salvano i ceti sociali più modesti, le scuole piene di giovanissimi figli di immigrati che hanno una gran voglia di studiare e di inserirsi. Soffrono le scuole dei figli della grande borghesia cittadina, fra i quali già a undici-dodici anni circola la droga e c’è il mito dell’ubriacatura da birra il sabato sera. Griffati, con la cintura dei pantaloni alla caviglia, il sedere in mostra, fanno anche pena perché gli adulti, ormai stufi di averli accuditi, non li seguono più, li abbandonano come se fossero già cresciuti. Il guaio è che non lo sono ancora. Per niente. Hanno molte legittime fragilità, subiscono la reputazione fra i coetanei, i modelli della tv, la legge del branco. Questa delle scuole dell’obbligo è un’emergenza nazionale. I giornali parlano di video e di bullismo, e così minimizzano, trascurano il centro della questione. Non si chiedono da che cosa prendano le mosse tutti questi recenti episodi, ma penso che le famiglie siano strutturalmente svantaggiate in questa situazione. Per questo mi fa simpatia il padre violento di Como. Sbagliando, ha cercato di ribellarsi a una situazione ingiusta.


Citizen journalism, adieu

marzo 8, 2007

Segnalo l’articolo uscito sull’Indipendente di oggi sul nuovo giro di vite adottato in Francia contro i filmati girati da cittadini comuni e poi messi in rete.

Solo i professionisti potranno riprendere immagini e video di atti di violenza. Il Consiglio costituzionale ha dato infatti il via libera alla riforma dell’informazione che per i non autorizzati prevede sanzioni severe e in alcuni casi la prigione. Incassato il sì sui sei articoli più controversi del suo progetto, il ministro dell’Interno Sarkozy in corsa per l’Eliseo porterà dunque nei prossimi giorni in Parlamento un disegno di legge rigoroso, che stabilisce pene certe e misure decise nella prevenzione del crimine.

Ok per i filmati di bullismo, ma per il resto? Come è impossibile discernere cosa è buono e cosa no? è possibile vietare a priori i contributi video degli utenti? Basti pensare al caso di Rodney King del 3 marzo 1991. Senza il contributo video dell’occhio indescreto della telecamera di un testimone non si sarebbe raccolta alcuna evidenza dei fatti. C’è da dire che forse questo tipo di contributi video rappresentano una esigua minoranza di tutto il materiale prodotto dai citizen journalists in erba. Ad ogni modo il panorama internettiano francese è in fermento come si può leggere qui. Poi proprio la Francia che ha dei servizi dedicati a questa tematica che sono davvero seri. Almeno, provate a fare un salto sul sito AgoraVox e vedrete che è fatto proprio bene. O meglio, si cerca di organizzare in modo ordinato i contributi degli utenti sia tramite articoli, blog, ma anche mms video e messaggi in segreteria telefonica 🙂 .   E in Italia che si fa? Concludo con la chiusa dell’articolo che mi pare cada proprio a fagiuolo.

 Qui da noi la lotta ai video bullismo di Fioroni e soci si combatte con loghi invece che con leggi, e le estenuanti tavole rotonde su “Smonta il bullo”hanno prodotto solo l’amata cabala del numero verde. D’altronde si sa bene, qui da noi il negazionismo è legge.


In rete lo scandalo diventa banalità

febbraio 27, 2007

Cresce il sospetto che non si tratti di casi clamorosi ma di piatta banalità. L’uomo di Latina che aveva l’abitudine di filmare la moglie a sua insaputa e mettere in rete l’audio. La prof. di Lecce che si faceva accarezzare dagli alunni durante la spiegazione. Gli atti di bullismo che a scuola non si contano, come le performance amorose tra studenti, e altre irregolarità regolari. Non passa settimana senza un nuovo caso su web, e detto brutalmente, viene il dubbio che nelle redazioni si giochi con la curiosità presunta del pubblico sull’argomento internet – tutta presunta, dato che la rete è la negazione dell’esoterismo e già di per sé il trionfo della pubblicità – per scatenare il dibattito, provocare l’intervento della magistratura, vivacchiarci. Di filmati osceni di mogli e fidanzate ne girano a migliaia, mariti e compagni delusi si vendicano così, come nel romanzo l’Età dell’oro di Edoardo Nesi pubblicato nel 2004, mica ieri. Di atti di bullismo ce ne sono tanti da far cadere la linea tra notizia e nonnotizia. Si provi a caricare un qualsiasi programma di scambio file, come Emule, Direct Connect, Bit Torrent, per avere i corpi diafani del reato. Un giacimento di “casi clamorosi” che nemmeno il deserto iracheno inzuppato di petrolio. In un quarto d’ora di ricerca non affannosa abbiamo pescato un bel pre-scuola di alcuni studenti a base di birra (si attende inchiesta sull’alcoolismo), un balletto di altri studenti sui banchi (ottima coreografia, ma cosa faceva l’insegnante?), una fanciulla che si toglie il reggiseno davanti alla classe intera, che risponde con un boato, un’altra che fa lap dance nel bagno della scuola. Di fronte a ciò e di fronte all’incontrollabilità del mezzo, le azioni, anche quelle della magistratura, e le indignazioni danno l’idea di palliativi, come i tentativi di fermare chi scarica film e canzoni. Il video della professoressa accarezzata, ritirato da Youtube, è ricomparso subito dopo su un altro sito. Il quadro non sarà allegro, ma non fa scandalo. Per assuefazione. È la banalità del web.

di Bruno Giurato dall’Indipendente del 27 febbraio 2007