Lo Stato sconfitto dalle bande ultrà

Caserme di polizia e carabineri cinte d’assedio a Roma, la sede Rai di corso Sempione a Milano circondata da centinaia di persone in assetto di guerra, decine di giornalisti e cineoperatori picchiati e minacciati, cortei non autorizzati, danni ingenti al patrimonio pubblico e privato in tutto il Paese. Che cosa è accaduto domenica scorsa in Italia? La risposta, al netto di ogni interpretazione sociologica e analisi politica, è purtroppo molto semplice: è accaduto che il contropotere ultras ha strappato allo Stato il monopolio della violenza, ha dettato le sue condizioni, ha imposto nelle strade e nelle piazze italiane la sua legge. Che dovevano fare, si obietterà, il ministero degli Interni e le forze dell’ordine? Ancora una risposta semplice: quello che sono chiamate a fare, garantire cioè il rispetto della legge e l’ordine pubblico. Certo, prima dell’insurrezione generale c’è stato l’omicidio di Gabriele Sandri, ucciso in circostanze ancora da chiarire dal colpo di pistola di un poliziotto. È quello il casus belli, la molla che ha scatenato i gruppi organizzati delle curve di tutta Italia. Usare la forza contro gli ultras, viene allora detto, sarebbe stato poco saggio, avrebbe determinato una serie di reazioni a catena dall’esito imprevedibile. Non ci si rende conto invece che il ministro degli Interni ha sbagliato due volte. La prima volta nella grottesca gestione politica e mediatica dell’omicidio del giovane romano, avvenuto alle nove del mattino e silenziato fino alle 12. Una morte intorno alla quale sono ancora troppi i misteri, le dinamiche non chiarite, le omissioni. La seconda volta lo Stato ha sbagliato tradendo il suo senso di colpa lasciando la piazza al caos, dando una dimostrazione di impotenza, consegnando di fatto le città a un contropotere la cui forza è la debolezza di istituzioni sempre più divise e frastornate. Erano surreali domenica sera le dichiarazioni del ministro Giovanna Melandri che ripeteva «tutto questo non ha niente a che fare con i valori dello sport» promettendo placebo come il divieto delle trasferte per il tifo violento. Nessun esponente del governo, tanto meno il ministro Giuliano Amato, è riuscito ad andare oltre queste banalità di circostanza, mentre le bande costringevano i cittadini alla paura e lo Stato nei palazzi e nelle caserme.

2 Responses to Lo Stato sconfitto dalle bande ultrà

  1. carlomelina ha detto:

    “lo Stato ha sbagliato tradendo il suo senso di colpa lasciando la piazza al caos, dando una dimostrazione di impotenza, consegnando di fatto le città a un contropotere la cui forza è la debolezza di istituzioni sempre più divise e frastornate. ”
    UAU.

    sospendere le trasferte? propongo di sospendere la melandri.

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